Tutto e tutti in una Rete

mercoledì 26 agosto 2009
"Ogni cosa nell’universo obbedisce alle leggi della relazione: le cellule e le lucciole, il Web, il genoma umano, le comunità di conoscenti. Individuare quali siano queste regole sta cambiandoci la vita. "

Come settore di studio e di ricerca, addirittura come categoria interpretativa del reale, la rete è destinata a caratterizzare il presente secolo e forse il millennio: è l’opinione di Albert-László Barabási, fisico statunitense di origine ungherese che ha dato il titolo appunto di Linked al suo saggio più recente. Barabási ha avviato ricerche interdisciplinari per capire quali leggi costanti presiedano al formarsi, al crescere e all’evolversi di un qualsiasi tipo di aggregato “sociale”, si tratti di un gruppo di persone, di un organismo pluricellulare o di un fascio di link telematici. Per dirla in altri termini: esiste forse un principio organizzativo alla base di tutto ciò che è complesso? C’è qualcosa, iscritto nella realtà, che governa e orienta ogni interazione?


Per esempio il ghiaccio
Per far capire quale possa essere la portata del cambiamento di prospettiva, Buchanan cita l’esempio del ghiaccio. «Se anche sapessimo tutto il possibile – dice – sulla struttura e sulla proprietà di una singola molecola d’acqua, ugualmente continueremmo a ignorare che un insieme di molecole d’acqua è un liquido alla temperatura di +1 °C e un solido alla temperatura di –1 °C. Il brusco cambiamento di stato non comporta nessuna alterazione delle molecole, ma solo una sottile trasformazione organizzativa nella rete delle interazioni». Ugualmente, com’è possibile che milioni di lucciole, in riva a un fiume tropicale, riescano a lampeggiare tutte insieme con una sintonia perfetta? E come mai i grilli friniscono all’unisono nella notte? Si accordano? Ma, se è così, come fanno a comunicare all’istante non soltanto fra vicini ma anche ai due estremi del coro?

Ancora una volta la risposta passa attraverso le leggi che governano le reti. Se imparassimo a padroneggiarle, troveremmo soluzione a una marea di misteri e problemi. E la risposta già arriva, sempre più sconvolgente man mano che attraverso scienziati di luoghi diversi e impegnati in discipline dissimili affluiscono alla comunità scientifica internazionale informazioni – e dimostrazioni – sul comportamento delle “reti” e sulle sue leggi costanti e universali. Sì, alla base di tutte le forme di complessità esistono individuabili principi organizzativi.
I presupposti scientifici che governano gli studi sulle reti spaziano dalla fisica alla sociologia. C’è molta matematica, naturalmente: quella che fonda i “sistemi piccolo mondo” e i “gradi di separazione” elaborati dallo psicologo Stanley Milgram, l’uomo che ha dimostrato sperimentalmente come fra due qualsiasi cittadini della terra intercorra in media un intervallo di appena sei persone. Da un contadino abruzzese a un senatore californiano, dal pescatore del Baltico al guerriero maori: attraverso un conoscente del primo estremo che nella sua rete di rapporti umani conta un altro conoscente più vicino al punto di arrivo, il quale a sua volta ha rapporti con un’altra ancora. Soltanto sei persone. Chi l’avrebbe detto?

Constatazioni come questa hanno innescato nuove consapevolezze, a loro volta alimentate da ricerche sul campo: e cioè che non soltanto viviamo tutti in un villaggio globale, ma, più precisamente, siamo compresi all’interno di un reticolo che ci avvolge e sostiene le relazioni fra noi e attorno a noi.
Non basta ancora. Quasi tutto quello che accade nel mondo, dal livello infimo degli atomi al livello delle masse stellari, si dispone in “reti” che obbediscono a leggi costanti, ricorrenti. C’è ancora parecchio da capire, ma ciò che si è ottenuto fin qui è così significativo da incoraggiare ad approfondire a tutto campo questa prospettiva che riguarda alla stessa stregua i processi naturali e gli schemi costanti che assumono le relazioni umane.

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